
Quando la Natura si fonde con lo Sport ed il Rock'n'Roll
Alberto Bicchiarelli
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![]() monte Fenera |
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![]() Vaprio d'Agogna |
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![]() Fontaneto d'Agogna |
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Barengo sorge disteso ai piedi delle colline con il castello medievale del quattrocento che dal suo promontorio lo sovrasta, parte del quale venne ricostruito nel 1800. Le campagne circostanti racchiudono dolcemente il paese in un susseguirsi di risaie e campi di mais e il suo vasto territorio comprende molte cascine collegate tra loro che una volta erano vere e proprie comunità autonome. Molti i vigneti nel secolo scorso, dalle cui uve si produceva anche il rinomato “bianco di Barengo”. La storia di Barengo nasce in epoca longobarda da un antico insediamento chiamato Vadobarone situato sulle rive del torrente Agogna. L’unico resto di quell’epoca sono le poche mura rimaste dell’oratorio di San Clemente, prima parrocchia del borgo ora immersa nella boscaglia ma dalla quale emana ancora un indubbio fascino mistico. Altra importante testimonianza delle origini di questo borgo è la chiesa di S. Maria di Campagna documentata nel 1300 e situata presso il cimitero insieme ad un’antica ara romana. L’attuale chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta fu costruita nel 1443 ed è situata appena al disotto del castello. Lungo le vie del tranquillo e grazioso borgo si trovano importanti edifici: la Schiavenza, un complesso di alloggi che ospitava i braccianti dei feudatari che nel giorno di S. Martino vi si recavano per contrattare nuovi lavoratori. L’antica sede del piccolo ospedale della contessa Bellini che nel 1800 curò alcuni poveri del paese. La vecchia latteria sociale che raccoglieva il latte di 200 allevatori, affacciata sulla piazza principale del paese, dove si trova la nuova sala polivalente e la biblioteca. Caratteristica del paese di Barengo divennero lo cicogne che qualche anno fa tornarono a nidificare proprio tra le braccia della statua del Cristo posta sopra la chiesa parrocchiale.
Borgomanero il comune più grande delle Terre di Mezzo con i suoi circa 21.000 abitanti, è una cittadina che ama definirsi “la porta dei laghi”, perché sorta intorno all’anno 1000 sul crocevia che portava da Novara e dalla Valsesia verso il lago d’Orta e il lago Maggiore. Un insediamento nato sul corso del torrente Agogna e lungo la via Francisca dall’antica chiesa di S. Leonardo, gioiello romanico tuttora presente nel centro storico. Dichiarato borgofranco dal potere vescovile di Novara si sviluppò dai quattro quartieri storici che sorsero sull’antico crocevia. Feudo prima della famiglia Tornielli, poi dei Trivulzio Borgomanero divenne anche marchesato sotto la nobile casata degli Estensi di Ferrara per due secoli fino al 1758. Importanti le frazioni che ne arricchiscono il territorio. Vergano si staglia dal suo promontorio col castello medievale fatto costruire dalla famiglia Tornielli nel 1200 e l’imponente chiesa parrocchiale dalla caratteristica cupola. Santa Cristina si erge sui colli a sud della città con l’omonimo edificio religioso del 1605 che domina il territorio sottostante. Le frazioni di San Marco, Santa Croce e Santo Stefano si adagiano invece nella piana di Borgomanero e fanno ormai parte del suo tessuto urbano, al quale si sono aggiunti ai quattro quartieri storici diversi nuovi rioni. La spiccata caratteristica commerciale di Borgomanero non ha impedito alla città di accogliere ampi spazi verdi come il parco della Resistenza lungo le rive del torrente Agogna e il parco di villa Marazza, sede della biblioteca. Molte inoltre le scuole e gli istituti scolastici, i centri e le case di cura e non ultimo l’ospedale della SS. Trinità, uno dei primi della provincia di Novara. Il folclore della città ha il suo culmine nella manifestazione settembrina della Festa dell’Uva, con la sua esaltante sfilata di carri allegorici, le due maschere della Sciora Togna e della Carulena, e l’atteso palio degli asini che raccoglie dal 1975 un crescente consenso di pubblico.
Briga Novarese il borgo è adagiato ai piedi dei colli che lo sovrastano dai quali occhieggiano le bianche cappelle e oratori che sembrano proteggerlo, si distende armoniosamente tra la natura che lo circonda. Anche il suo nome legato al toponimo celtico di ponte, ricorda lo stretto legame con le acque dell’Agogna che scorrono nel mezzo del paese. Il bel sentiero risistemato e illuminato che sale verso i colli per i vari oratori è un percorso suggestivo e dal quale, gradualmente, si gode la vista del borgo. Fino ad arrivare al colle di S. Colombano che si staglia con la sua chiesa e le rovine del castello medievale proprio al di sopra del paese. Un luogo molto frequentato da dove si apre un vasto panorama che abbraccia le Alpi e il territorio circostante. Vicino al centro abitato si trova la bellissima chiesa romanica di S. Tommaso, uno stupendo esempio dell’XI secolo, posto lungo la via Francisca, forse una delle cento chiese fondate da S. Giulio. Al suo interno è conservato un ciclo di affreschi antichissimi e alcuni reperti romani. Alla fine del 1700 l’esterno della chiesa presentava infatti ancora i resti di un antico cimitero, dove vennero scoperte tombe pre-cristiane con i loro corredi funerari. Briga Novarese è un paese ricco di storia e leggende di personaggi caratteristici che offre anche l’indubbia simpatia e ospitalità dei suoi cittadini, abituati a viaggiare nel secolo scorso grazie alla loro vocazione di chef. Il caratteristico museo etnografico del paese raccoglie circa 700 oggetti della vita agricola e artigianale di una volta e dimostra l’amore di questa gente per il proprio borgo, tramandando la conoscenza delle tradizioni del territorio. Le colline di Briga Novarese all’inizio del secolo scorso erano ricoperte di vigne e vi erano moltissimi alberi di gelso a ricordare anche qui la produzione di vino e l’attività di allevamento dei bachi da seta.
Cavaglietto Il più piccolo borgo delle Terre di Mezzo con soli 420 abitanti, è un centro medievale prezioso nel suo insieme perché ospita edifici e monumenti ricchi di importanza storica anche in relazione ai centri abitati limitrofi. Anticamente unito a Cavaglio d’Agogna nel territorio di Kavalium, ora include nel suo comune la località cascina Monastero, sede nel medioevo di un importante monastero cluniacense. Salendo su un piccolo colle chiamato “castellazzo”, si raggiunge l’oratorio di S. Nicolao per un breve ma suggestivo viale ai piedi del quale si trova anche il monumento ai caduti. Da questa posizione si può godere la vista di gran parte del territorio circostante. Entrando in paese è facile notare la particolarità della sua struttura. La chiesa di Santa Maria dell’Annunciata situata a sud del paese è orientata verso nord, la chiesa parrocchiale di San Vittore punta ad oriente, con la sua bella casa, l’ampia piazza acciottolata e la colonna votiva a ricordo della peste che colpì il borgo nel 1576. La chiesa di San Grato, che ospita al suo interno una mostra permanente di presepi nota in tutta la zona è situata a nord ed è rivolta verso sud. I tre edifici religiosi fanno da ingresso al paese e sembrano formare una triade che ne racchiude il cuore. Importante figura del 1800 per lo sviluppo di Cavaglietto fu Monsignor Maggiotti che si occupò di costruire e far restaurare gran parte degli edifici di rilievo del paese come l’attuale sede del municipio dove è conservata un’antica ara romana e l’oratorio di S. Luigi Gonzaga dove si trovano l’arca funebre, lo stemma e il busto di monsignor Maggiotti.
Cavaglio d’Agogna il centro abitato di Cavaglio d’Agogna si adagia a ridosso della collina poco distante dall’intersezione del torrente Agogna col Sizzone. Di probabile origine celtica, il suo antico insediamento in età romana è testimoniato da alcuni ritrovamenti e dalla via Settimia che percorreva questo territorio, sostituita poi dalla via Francisca, lungo il cui percorso si trovava una cappella sulla quale fu costruita l’attuale chiesa della Madonna della Neve. In questo edificio, ultimamente restaurato, si trovano le stanze dell’eremita, due suggestivi minuscoli locali che ospitavano il custode della chiesa, una figura presente nei paesi delle Terre di Mezzo dal 1700 e 1800. Un unico territorio chiamato Kavalium racchiudeva nel medioevo Cavaglio d’Agogna, Cavaglietto e la località cascina Monastero, dove si trova l’antico monastero di suore cluniacense che ebbe grande importanza fino all’epoca napoleonica. Sempre nel medioevo esisteva a Cavaglio un fortezza con una torre di avvistamento, abbattuta durante la guerra tra i marchesi del Monferrato e i Visconti. Dal 1600 eserciti francesi, tedeschi e spagnoli spadroneggiarono sul territorio di Cavaglio d’Agogna e a testimonianza del dominio spagnolo nel centro del borgo si trova ancora una torre a quattro piani chiamata “casa degli spagnoli”. Passeggiando per le vie centrali si possono vedere i caratteristici cortili, veri e propri angoli rimasti intatti che creano un dedalo di passaggi tra i vicoli. Numerosi nei secoli scorsi i vigneti e gli alberi di ciliegio coltivati sui pendii della collina e fino alla seconda guerra mondiale si teneva anche un vero e proprio mercato delle ciliegie della varietà duroni, questi ultimi detti “di Cavaglio”. All’inizio del 1900 a Cavaglio d’Agogna si svilupparono fabbriche e piccole industrie, come la distilleria Luoni che produceva grappa e liquori anche a livello internazionale.
Cureggio un paese a poca distanza da Borgomanero ma le cui origini sono ancora più antiche. I primi reperti storici ritrovati risalgono infatti all’età del ferro, ben sette secoli prima di Cristo, mentre la scoperta della stele di Cureggio scritta in lingua celtica ci riporta al I° secolo a.C. Nel medioevo divenne un importante centro di diffusione del Cristianesimo con il suo battistero romanico di S. Giovanni, che ancora possiede, ricostruito sopra i resti di un più antico battistero. In seguito, sotto la sua Pieve confluì la giurisdizione di molte chiese di paesi vicini, come quelle dell’antico Borgo S. Leonardo, di Vergano, Boca e S. Cristina. Dopo la donazione di Ottone I di molti terreni ai canonici di S. Giulio nel 962, Cureggio iniziò a perdere la sua importanza che venne nel tempo superata da Borgomanero, nuovo borgofranco. Cureggio possedeva allora molti mulini e un insieme di fortificazioni che costituivano il suo castrum di proprietà dei conti di Pombia il cui decadimento segnò anche quello del paese. Nel 1552, anche Cureggio come Borgomanero venne governato dagli estensi e nel 1814, dopo la rivoluzione francese, venne assoggettato all’amministrazione del mandamento di Borgomanero. Oggi Cureggio è un vivace paese adagiato nella pianura dove si possono conoscere e apprezzare i resti e le costruzioni architettoniche che parlano della sua storia. Un centro comunque al passo coi tempi, con aziende, esercizi commerciali e locali pubblici e molte associazioni attive sul territorio.
Fontaneto d’Agogna Questo paese, percorso dal torrente Agogna e dal Sizzone, deve il suo nome alla caratteristica principale del suo territorio, le sorgenti d’acqua e i fontanili. Alcune di queste fontane sono continue mete di approvvigionamento di acqua potabile per molti cittadini, provenienti anche da paesi vicini. La chiesa di S. Martino risalente al 1300 sorge ad esempio nei pressi della fontana di S. Martino, un luogo suggestivo che evoca rituali pagani, riscoperti dalla cristianità e legati al culto delle acque. Ricco di storia e di monumenti Fontaneto d’Agogna accoglie chi lo visita col suo castello medievale quattrocentesco, parte di un più antico castrum, insieme di case fortificate, già citato in documenti del X secolo. Nel 1400 il castello possedeva quattro torri, un ampio territorio e un fossato che racchiudeva e proteggeva il borgo. L’attuale oratorio di S. Fabiano e S. Sebastiano ricostruito alla fine del 1600 era parte dell’antica chiesa benedettina entro le mura del castrum. Antica anche la chiesa parrocchiale della Beata Vergine Assunta costruita sopra una primitiva cappella risalente al secolo XI scoperta ultimamente durante lavori di restauro. Oggi il comune di Fontaneto d’Agogna, grazie al vicino collegamento autostradale, ha agevolato la nascita di numerose piccole e medie imprese di portata nazionale e internazionale.. L’ampio territorio di Fontaneto d’Agogna comprende inoltre più di venti siti fra cascine e località, alcune delle quali storicamente rinomate. Momo un paese storicamente importante fin dalle origini per la sua posizione strategica, situato sul crocevia tra la strada che portava in Gallia e quella che conduceva in Valsesia. L’importanza di questo luogo è testimoniata da tre siti precristiani giunti fino ai nostri giorni. Il monumento forse più rilevante è la chiesa della SS. Trinità, sorta sull’antica via Francisca da un piccolo tempio di culto pagano celtico, che conserva al suo interno un ciclo di affreschi del 1400 dei fratelli Cagnola. L’antico insediamento di Seveusio detto anche “Città Momina”, il luogo dove furono ritrovati diversi resti archeologici. Ancora oggi durante lavori di scavo stanno venendo alla luce importanti reperti. La torre edificata a nord del paese in perfetto stile romanico che serviva da torre di avvistamento, la rimanente delle quattro torri poste a difesa del borgo fortificato con il suo “castrum vetus”, distrutto da Federico Barbarossa nel 1154. Parte delle mura e del castello sono ancora visibili e percorrendo le strade che lo circondano, una volta antico fossato a difesa dello stesso, si può apprezzare in tutta la sua imponenza. Sotto l’area fortificata del castello, intorno al 1100, esisteva un monastero delle Umiliate dette monache bianche. Un secolo dopo si stabilì nel monastero attiguo un’altra comunità religiosa proveniente da una delle frazioni. L’interno di questi monasteri mostra ancora dipinti e ampi colonnati con giardini dove passava la roggia molinara utilizzata dalle monache per la tintura dei tessuti. L’ultimo monastero venne chiuso in epoca napoleonica. La chiesa parrocchiale dedicata alla natività della Madonna, fu eretta sopra la cappella dell’antico borgo detta “S. Maria in Castrum Vetus”. All’interno sono custoditi i corpi santi dei patroni Santi Zeno e Tecla.
Momo é un paese che visse per secoli di agricoltura e data la sua posizione vicina al cosiddetto terrazzo dell’Agogna qui si realizzò probabilmente la prima roggia molinara che alimentava i mulini per la lavorazione dei cereali. Il comune di Momo oggi comprende anche le frazioni di Agnellengo, Alzate e Castelletto, veri e propri centri storici che una volta erano paesi autonomi. Questo antico borgo è oggi un paese aperto con molti esercizi commerciali, servizi e istituti scolastici ma schivo a mostrare le sue ricchezze, che riserva invece a chi lo visita con attenzione e interesse.
Vaprio d’Agogna nacque da un antico insediamento celtico chiamato “Wabero” situato all’incrocio del torrente Terdoppio col rio Zuffolone in un’area denominata Vaverina. A seguito delle frequenti inondazioni e di un forte terremoto avvenuto nel 1117 gli abitanti gradualmente si spostarono dove ora sorge il paese, che rimase così decentrato rispetto al collegamento con la via Francisca. Il castello di Vaprio, oggi adattato ad abitazioni private, fu costruito nel XIII secolo ed era parte di un consistente castrum medievale. Il borgo, passato sotto vari feudi, fu possedimento visconteo dal 1500 al 1800. La chiesa parrocchiale di Vaprio venne completata nel 1663 e arricchita con opere scultoree di pregio. Importante anche la chiesa cimiteriale di San Lorenzo, un esempio architettonico costruito sopra un antica cappella del 1132. La popolazione di Vaprio nel 1800 viveva principalmente del lavoro dei campi grazie al suo territorio fertile e predisposto a ogni tipo di coltivazione. Per agevolare l’agricoltura l’amministrazione del paese nel 1907 mise in vendita l’area comunale nella zona della Vaverina e costruì il ponte sul Terdoppio. Pur non trovandosi sulle sponde del torrente Agogna dal 1863 Vaprio assunse, con regio decreto di Vittorio Emanuele II, il nome di “Vaprio d’Agogna”, per distinguersi dall’omonimo paese in Lombardia.
Il territorio delle Terre di Mezzo è ricco di ritrovamenti archeologici legati ai primi popoli che abitarono questi luoghi, principalmente celti, romani e longobardi. Un elemento che accomuna e si snoda in quasi tutti i borghi delle Terre di Mezzo è la via Francigena, che portava i pellegrini ai luoghi sacri del cristianesimo. Qui sorsero molte delle chiese primigenie che diedero vita ai primi centri abitati dei paesi. Lungo il percorso della via Francisca si trovano chiese antichissime, alcune in puro stile romanico come quella di S. Tommaso a Briga Novarese e di S. Leonardo a Borgomanero, altre sorte e ricostruite persino sopra cappelle pagane pre-cristiane come la SS. Trinità di Momo e il noto battistero di S. Giovanni di Cureggio. Soprattutto in questi antichi siti si sono concentrati i ritrovamenti di tombe e corredi funerari, lapidi e are. Il medioevo ha lasciato tracce profonde nel territorio delle Terre di Mezzo, con i suoi castrum fortificati e i suoi castelli alcuni ricostruiti, altri diroccati e suggestivi. Molti anche i monasteri che sorsero nel medioevo come i due presenti un tempo a Momo tuttora visibili e il più antico monastero cluniacense di S. Pietro nel comune di Cavaglietto, il più piccolo dei paesi delle Terre di Mezzo quasi totalmente costituito da edifici medievali. Un territorio ricco di storia e di risvolti antichi ancora da scoprire che rende le Terre di Mezzo un luogo dal fascino misterioso. Visitare i suoi borghi e riviverne il passato, assaporando le tradizioni tuttora vive, attraverso la sua gente genuina e ospitale. Una cultura legata alla storia e all’agricoltura che per secoli ha rappresentato la vita degli abitanti, con la vita dei campi che si accompagnava alla vita religiosa nel susseguirsi delle stagioni.
l territorio che accoglie le Terre di Mezzo si formò nel periodo del Miocene entro un vasto letto alluvionale di origine glaciale, delimitato da rilievi morenici. Durante il Quaternario il drenaggio dei ghiacciai spostò a valle un fronte morenico imponente che resistendo all’erosione delle fiumane provocate dal disgelo dei ghiacci, sbarrò a sud l’area del Cusio determinando così la formazione di un lago a deflusso invertito, il lago d’Orta. Il torrente Agogna divenne in quel tempo il principale asse per la raccolta delle acque, che permearono la pianura riemergendo in superficie con numerosi fontanili. Ecco il quadro naturale dal quale nacque il territorio delle Terre di Mezzo. Molti dei suoi paesi infatti sono tuttora ricchi di acque sorgive come Fontaneto d’Agogna, Cureggio e Santa Cristina di Borgomanero. Tale conformazione idrogeografica ha da sempre determinato in questo territorio un’economia prevalentemente agricola e la ricchezza di acque ha favorito nel primo medioevo la costruzione di irrigazioni razionali come le rogge molinare che alimentavano i molti mulini sorti per la lavorazione dei cereali. L’area delle Terre di Mezzo, oltre ad offrire una natura varia per i suoi tratti pianeggianti dove si rispecchiano le risaie e i campi coltivati, le brulle baragge, i fontanili e i torrenti con la loro fauna, mostra anche i suoi dolci tratti collinari una volta ricoperti di vigneti ora costituiti da ampie zone boschive. Le Terre di Mezzo sono inoltre circondate dai parchi naturali del Monte Fenera, dei Lagoni di Mercurago e del fiume Sesia e dalla Riserva Naturale delle Baragge. Una natura che alterna zone coltivate ad altre pressoché incontaminate dove si adagiano come perle di una collana i paesi che ne fanno parte.
La cultura delle Terre di Mezzo nasce dall’insieme dei paesi che ne fanno parte le cui origini simili sono legate al percorso del torrente Agogna. La risorsa e la base sociale di questi borghi furono per secoli l’agricoltura e la religione ma i diversi avvenimenti umani e ambientali determinarono nel tempo la pluralità di tradizioni, dialetti, costumi e ritmi di vita, creando percorsi culturali e sociali ricchi di scorci di particolare interesse. Ogni comune delle Terre di Mezzo nasconde storie e conoscenze antiche tramandate fino ai nostri giorni, svelate anche nei piccoli gesti quotidiani come nelle grandi ricorrenze. Le leggende e le usanze di origine celtica di Briga Novarese, la vita autonoma delle cascine di Barengo, la spiccata inclinazione commerciale degli abitanti di Borgomanero, la signorilità del piccolo borgo medievale di Cavaglietto, gli antichi caratteristici vicoli e la particolare umanità di Cavaglio d’Agogna, l’antico battistero di Cureggio che nel medioevo divenne uno dei più importanti centri per la propagazione del cristianesimo con la sua importante giurisdizione, il culto delle acque nel territorio di Fontaneto d’Agogna, le prime rogge molinare realizzate nel paese di Momo, un piccolo borgo di origine celtica che ebbe la forza di ricostruirsi dopo un tremendo terremoto nel 1117 divenendo Vaprio d’Agogna. Tutti questi e molti altri sono indizi della cultura storica e umana di questo territorio, una cultura da scoprire e apprezzare passo dopo passo nell’appassionante itinerario di cultura delle Terre di Mezzo.
In questa lunga esperienza ha condotto studi storici, catalogato beni artistici e culturali, scoperto, è proprio il caso di dirlo, luoghi e tesori d’arte a volte poco conosciuti ma ricchi di fascino e bellezze. Bellezze artistiche e ambientali che rendono unico questo lembo d’Italia… Pochi chilometri e gli scenari si trasformano completamente: la pianura con l’agricoltura cerealicola dove le risaie diventano assolute protagoniste, veri e propri ecosistemi, mare a scacchiera in primavera in cui si rispecchiano scenografici tramonti mutano lentamente in interminabili distese dorate in autunno. Le colline: patrimoni ambientali quasi incontaminati coperte da boschi e radure con le caratteristiche baragge che prima di addormentarsi per il lungo inverno si “vestono” da vere e proprie savane africane. Colline su cui si distendono i vigneti dove, nutrite dal sole, maturano le uve che danno origine ai pregiati vini dei Colli Novaresi. Più a nord i primi rilievi montani, le prealpi e le Alpi con il maestoso Monte Rosa che nelle giornate limpide sovrasta l’intero territorio quasi a proteggerlo dall’alto dei suoi 4.600 metri. Ed ecco… apparire come in sogno una perla: il lago d’Orta luogo da fiaba, affascinante e forse unico, capace di trasmettere sensazioni difficilmente descrivibili a parole. Poi le cittadine, i paesi, i borghi, le chiese, gli oratori, gli affreschi, i dipinti i castelli e le rocche. Uno scrigno da aprire per apprezzarne il valore che gelosamente contiene.
Un viaggio nelle “Terre di Mezzo” del medio novarese è un’occasione unica per scoprire risvolti storici, artistici e umani insospettati che potranno accrescere la conoscenza di chi vi abita e faranno capire e apprezzare questi luoghi a chi giunge da lontano. Un viaggio che unisce la cultura e le tradizioni anche ai vini e alle ricette tipiche di questo territorio. Il paesaggio pianeggiante e dolcemente ondulato delle colline crea le condizioni ottimali per gli appassionati di mountainbike e soprattutto per gli escursionisti. Chi vuole avventurarsi a ripercorrere i sentieri antichi che conducevano ai santuari o collegavano fra loro cascinali e paesi, potrà conoscere le bellezze artistiche di ogni borgo, con l’accoglienza in luoghi privilegiati naturali e caratteristici della zona. Anche l’antica via Francisca che attraversava le Terre di Mezzo sarà un riferimento importante per itinerari culturali dove apprezzare le antiche chiese romaniche o pre-cristiane erette in tempi remoti lungo questo cammino. Molti i percorsi a tema che si possono realizzare nel ricco bacino storico culturale di queste lande come gli itinerari artistici medievali e romanici o i percorsi che prediligono la natura, passando dalle rive del torrente Agogna alle calme risaie con la tipica fauna, i campi coltivati a cereali, i sentieri che salgono in collina inoltrandosi nei boschi di castagne, betulle e robinie, fino ad arrivare ai mistici oratori e alle stupende viste panoramiche, che ispireranno anche poeti e artisti. Passeggiate alla portata di tutti che faranno scoprire anche ai più piccoli luoghi e particolari storici intriganti, che contribuirono allo sviluppo di questo territorio. Un viaggio nelle Terre di Mezzo del medio novarese è un’avventura inaspettata perché ogni suo borgo è un mondo sconosciuto da scoprire.